Cosa può spingere una persona a leggere il libro di una scrittrice ostracizzata poco tempo prima?
Cosa??
Dunque.
Quella persona sono io.
La scrittrice è Amélie Nothomb.
Il motivo è CHE IL LIBRO L'AVEVO ACQUISTATO nel periodo dell'infatuazione, all'epoca della fresca lettura di "Mercurio", in preda all'entusiasmo non ho potuto resistere dal comprare l'ultimo libro della GENIALE scrittrice belga nata in Giappone, che ha vissuto in ogni dove.
Gli altri libri li ho letti a scrocco, viva le biblioteche, evviva!
Ma no, questo l'ho comprato. COMPRATO.
E siccome i libri di Amélie si divorano in poco tempo (sempre succinti) mi sono immolata per il vil denaro speso e per darle un'ultima chance.
Ebbene... lo ammetto, mi è piaciuto! Continuo ad odiarla per le sue fisime sulla magrezza (sarà che non sono un grissino???), tematica che in ogni libro si ripropone. Cibo. Magrezza. SEMPRE.
Ma in questo libro esplode l'amore viscerale per la sua terra natia, abbandonata all'età di cinque anni. Tre lustri dopo Amélie torna in Giappone per riscoprirne le emozioni, la cultura, la lingua.
E' una storia d'amore. "Amore" alquanto bizzarro per Rinri, ragazzo dalla bella nuca e ricco, raccontato con umorismo senza tralasciare un po' di poesia. Ma soprattutto amore per la nazione piena di contraddizioni, dove Amélie ha vissuto la sua infanzia.
E mi è venuta voglia di scalare il monte Fuji....
sabato 3 maggio 2008
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